Scompenso cardiaco, nelle donne diagnosi è spesso in ritardo


Sono circa 600 mila gli italiani che soffrono di scompenso cardiaco – una condizione in cui il cuore non riesce a pompare quantità di sangue adeguate – e di questi circa la metà sono di sesso femminile.

Il rischio cardiovascolare non può più essere considerato come un problema al maschile: le malattie cardiovascolari sono fatali per il 43 per cento della popolazione femminile contro il 35 per cento di quella maschile, secondo dati confermati anche durante l’incontro “Donne e Salute. L’importanza di seguire il cuore”, promosso da Boehringer Ingelheim ed Eli Lilly. Per questo diventa sempre più importante migliorare tra le donne la conoscenza dei fattori di rischio, dei sintomi legati alle malattie cardiovascolari, in particolar modo allo scompenso cardiaco, sottolineando al tempo stesso l’importanza dell’informazione e del dialogo tempestivo con il medico per una corretta e tempestiva presa in carico.

«I fattori di rischio per lo scompenso cardiaco sono simili negli uomini e nelle donne ma, in queste ultime e specialmente nelle donne in post-menopausa, questi includono ipertensione, cardiopatia valvolare, diabete e malattia coronarica» spiega Nadia Aspromonte, Responsabile UOS “Scompenso Cardiaco”, Dipartimento Scienze Cardiovascolari del Policlinico Gemelli di Roma.

«La diagnosi, inoltre, spesso è più tardiva rispetto agli uomini a causa di una sottovalutazione da parte delle stesse pazienti di sintomi comuni come affaticamento e dispnea, e di sintomi non specifici che possono essere confusi con quelli legati a comorbidità come obesità, ipertensione arteriosa, diabete, distiroidismo, depressione e fibrillazione atriale».

Esistono non soltanto differenze di genere nella diagnosi dello scompenso cardiaco ma anche diseguaglianze assistenziali nel percorso di cura. «Le donne hanno meno probabilità di ricevere una consulenza specialistica: sia in Europa che negli Stati Uniti, le donne sono più spesso diagnosticate e curate dai medici di medicina generale invece che dagli specialisti cardiologi» avverte Nadia Aspromonte.

Si rende, quindi, necessario lavorare all’implementazione di un percorso di cura personalizzato per le donne, che metta insieme tutti i passaggi essenziali nella presa in carico di una donna con scompenso cardiaco: dall’identificazione della donna a rischio con la corretta valutazione dei sintomi, a una maggiore sensibilità verso la prevenzione dello scompenso nelle donne con una diagnosi di obesità, diabete o ipertensione, fino alla personalizzazione della cura con un cambiamento adeguato nello stile di vita.

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